Nella trappola della dipendenza, ci è caduta l’intera società. Dipendenza da smartphone. Basta guardarsi intorno per accorgersi che non c’è più nessuno che non cammina guardando il suo smartphone, nessuno che in una sala d’attesa non combatta la noia col proprio telefono anziché sfogliare una rivista, nessuno che segua una conversazione senza buttare l’occhio al display, nessuno che sia tranquillo se in un posto la copertura wi-fi è assente, o lenta. Nessuno che pure avendo la suoneria come avviso di chiamata o messaggi, non controlli il telefono. In Cina, nazione in cui l’impensabile esiste, hanno addirittura realizzato per i ‘malati di smartphone’ (coloro che non sono capaci nemmeno un secondo di staccare lo sguardo dal cellulare) delle piste divise in due corsie. NO CELLOPHONES e CELLOPHONES, cammina qui a tuo rischio. Le piste hanno l’obiettivo di evitare gli incidenti causati dalla distrazione, aiutando i pedoni a camminare nella giusta direzione grazie ai segnali disegnati sui marciapiedi. Le interazioni, i rapporti interpersonali, i modi di vivere e di ‘stare’ nella società, sono cambiati. Ma essere dipendenti dagli strumenti forniti dalla tecnologia come pane quotidiano, può compromettere la capacità di pensare. La comodità ci impigrisce. Siamo sempre propensi ad evitare gli sforzi e spendere energie cerebrali per trovare soluzioni perché quando la soluzione è a portata di dito, non ci pensiamo due volte ad avviare la ricerca sugli appositi motori come fossero l’estensione della nostra mente. Secondo un nuovo studio di psicologia, questa dipendenza rallenta le funzioni cognitive dimostrando che esiste un’associazione importante tra l’uso costante del cellulare e l’abbassamento dell’intelligenza.
Disintossicarsi dall’eccesso tecnologico è doveroso se vogliamo ritornare a riappropriarci di pensieri e azioni. Non più sudditi delle avanguardie.
E. D’E.