L’Unione Europea ha proposto una lista preliminare di Paesi di origine sicuri per snellire e uniformare le procedure d’asilo, puntando a una gestione più rapida dei flussi migratori. Nell’elenco figurano sette Stati: Bangladesh, Egitto, Kosovo, Colombia, India, Marocco e Tunisia. La logica dietro la scelta? Se provieni da un Paese ritenuto generalmente stabile e senza rischi sistemici, la tua richiesta di protezione internazionale ha meno probabilità di essere accolta.
L’obiettivo è evitare intoppi burocratici e richieste infondate, sfruttando le nuove norme previste dal Patto europeo sull’immigrazione. In pratica, l’UE intende applicare una procedura accelerata, riducendo i tempi di valutazione da sei a tre mesi.
La lista non è definitiva: verrà aggiornata costantemente e potrà essere integrata o modificata in base a eventi geopolitici. I singoli Stati membri potranno comunque mantenere i propri elenchi nazionali, ma dovranno fare i conti con l’orientamento comune tracciato da Bruxelles.
La questione solleva però interrogativi: chi decide cosa significa “sicuro”? E come si bilancia l’efficienza con la tutela dei diritti? Domande aperte in un’Europa che cerca soluzioni rapide in un contesto sempre più complesso.