E’ stata condannata dal tribunale militare israeliano a 15 mesi di reclusione la parlamentare palestinese Khalida Jarrar, accusata di essere coinvolta in un’organizzazione illegale e di avere incoraggiato i palestinesi a rapire soldati israeliani con l’obiettivo di far rilasciare i prigionieri detenuti da Israele. Contro il ritiro immediato della sentenza sono intervenuti diversi leader palestinesi, affermando che Jarrar sarebbe stata perseguitata per ragioni politiche e le prove contro di lei risulterebbero inconsistenti, infondate.
La parlamentare Jarrar fa parte del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, è un’attivista femminista ed è tra le persone che stavano portando avanti la richiesta di condanna di Israele per crimini di guerra da parte della Corte penale internazionale.
Personaggio di rilievo, Jarrar, presente sul fronte politico, in prima linea per rivendicare i diritti della Palestina e del suo popolo, sostegno e attenzione per le tematiche sociali. Un personaggio leggermente scomodo per lo Stato di Israele che non accenna a porre fine alle controversie con la Palestina, che non depone le armi per condurre la disumana e inconcepibile nonché sanguinosa guerra che da anni è protagonista della quotidianità. In favore di Jarrar si è espressa anche la leader politica palestinese Hanan Ashrawi affermando che la condanna non ha “alcuna base legale” e viola l’immunità parlamentare di cui gode Jarrar, aggiungendo che le azioni del tribunale militare israeliano sono “un attacco ai politici palestinesi” e che “è arrivato il momento che finisca la disumanizzazione e la schiavitù del popolo palestinese”. I tribunali militari israeliani che processano i palestinesi accusati di infrazioni contro la sicurezza di Israele sono diversi da quelli giudicano gli israeliani. Secondo alcuni esperti, i palestinesi processati da questi tribunali sono raramente giudicati non colpevoli e per questo molti di loro accettano spesso le pene più brevi proposte nei patteggiamenti, poiché hanno paura di non poter provare la propria innocenza.
Alea iacta est.
Il dado è tratto. Pare.
Elena D’Ettorre