Negli ultimi mesi lo spread tra Btp e Bund tedeschi è sceso ai livelli più bassi dal 2009, segnale di un clima finanziario più favorevole verso l’Italia. La combinazione di stabilità politica, giudizi positivi delle agenzie di rating e difficoltà della Francia ha migliorato la percezione del rischio Paese.
Le recenti promozioni di Moody’s, S&P, Fitch e Dbrs hanno rafforzato la fiducia dei mercati, contribuendo alla crescita delle quotazioni dei Btp e alla diminuzione dei rendimenti, soprattutto sulle scadenze medio-lunghe. In particolare, il confronto con la Francia ha giocato un ruolo determinante: mentre Parigi affronta tensioni politiche e rialzi dello spread, i titoli italiani vengono considerati un’alternativa stabile e competitiva.
Per gli investitori, il calo del differenziale si traduce in un aumento del valore dei titoli già in portafoglio e in prospettive di ulteriore rafforzamento, soprattutto sulle durate lunghe. L’inflazione contenuta rende inoltre i rendimenti reali dei Btp ancora interessanti.
Anche per lo Stato gli effetti sono significativi: il minor costo del debito potrebbe generare un risparmio di oltre 17 miliardi di euro nei prossimi anni, risorse utili per ridurre il deficit o finanziare nuove misure. Restano tuttavia alcune criticità, come il debito pubblico elevato e le ingenti emissioni previste, che richiederanno attenzione e continuità nelle politiche fiscali.
Gli analisti mantengono un cauto ottimismo: lo spread potrebbe ancora restringersi, ma la sua stabilità dipenderà dalla capacità del Paese di preservare equilibrio politico e disciplina nei conti pubblici.

