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martedì, 14 Ottobre 2025

Truffe online e poca cultura finanziaria: il paradosso della Gen Z

Essere nativi digitali non significa saper gestire il proprio denaro. Lo dimostrano i dati più recenti sull’alfabetizzazione economica dei giovani italiani, dove oltre la metà ammette di non capire concetti basilari come inflazione o interessi composti. E se la teoria vacilla, la pratica non va meglio: quasi quattro ragazzi su dieci sono già caduti vittima di truffe online, tra phishing, vishing e altri raggiri che si nascondono dietro uno schermo.

Una generazione cresciuta tra app bancarie e carte virtuali, ma che spesso non conosce davvero il valore del denaro. Le ragazze si rivelano più prudenti e informate, ma meno inclini a investire; i ragazzi, al contrario, più spericolati e più colpiti dai raggiri. In entrambi i casi, manca una solida base di educazione finanziaria, quella che dovrebbe iniziare sui banchi di scuola e proseguire nel tempo, come parte integrante della formazione civica.

Le iniziative non mancano: progetti come Startup Your Life di UniCredit, attivo da anni nelle scuole italiane, stanno cercando di colmare il divario. I risultati si vedono, con i più giovani che mostrano segnali di miglioramento rispetto ai ventenni. Ma il cammino è lungo: ancora oggi molti risparmiano in contanti o si affidano alle banche dei genitori, segno di una cultura economica che resta ancorata al passato.

In un mondo in cui le truffe viaggiano più veloci delle informazioni, l’educazione finanziaria dovrebbe essere considerata una priorità nazionale, non un argomento di nicchia. Perché imparare a riconoscere una frode, pianificare un risparmio o scegliere un investimento consapevole non è solo una questione di denaro: è una forma di libertà personale.

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