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martedì, 14 Ottobre 2025

Pressione fiscale reale oltre il 47% fino al 2028: l’analisi di Unimpresa

Dall’analisi di Unimpresa alla visione accademica di I.S.F.O.A.: quando i numeri della finanza pubblica incontrano la formazione dei manager del futuro.

La pressione fiscale effettiva che graverà su famiglie e imprese italiane resterà ben più alta di quanto riportato dalle proiezioni ufficiali del Governo. È quanto emerge dalla nuova “Operazione Fact Checking” del Centro studi di Unimpresa, che ha esaminato in dettaglio i numeri contenuti nel Documento programmatico di finanza pubblicaapprovato dal Consiglio dei ministri lo scorso 2 ottobre.

L’elemento centrale dell’analisi è lo scostamento tra i dati ufficiali e quelli calcolati sul rapporto entrate complessive/PIL.
Mentre il Governo stima una pressione fiscale attorno al 42,5%-42,8%, le rilevazioni di Unimpresa mostrano che il valore reale si avvicina al 48%, senza mai scendere sotto il 47% nell’intero quinquennio 2024-2028.
Il differenziale – circa cinque punti percentuali – deriva dall’esclusione, nei calcoli governativi, di una quota di entrate pari a circa 95 miliardi di euro l’anno.

Secondo le stime elaborate da Unimpresa, il gettito complessivo aumenterà dai 1.035 miliardi previsti per il 2024 fino a 1.155 miliardi nel 2028, con un incremento di 120 miliardi in cinque anni (+11,6%). Le entrate tributarie cresceranno da 654 a 708 miliardi (+54 miliardi), mentre i contributi sociali saliranno da 279 a 332 miliardi (+53 miliardi).

Sul fronte della spesa pubblica, è previsto un incremento di quasi 97 miliardi, da 1.109 miliardi del 2024 a 1.205 miliardi nel 2028 (+8,7%). A trainare l’aumento saranno pensioni (+37,4 miliardi, +11,1%), altre prestazioni sociali (+11 miliardi, +10,5%) e sanità (+17,3 miliardi, +12,6%).
Cresceranno in modo marcato anche gli interessi sul debito pubblico, destinati ad aumentare di quasi 19 miliardi (+22,1%). Al contrario, gli investimenti pubblici subiranno un netto ridimensionamento: i contributi in conto capitale caleranno da 30,9 a 20,8 miliardi (-32,7%), mentre le altre spese in conto capitale passeranno da 8 a 6,6 miliardi (-16,8%).

Nonostante ciò, i saldi di finanza pubblicamostrano un miglioramento: il deficitscenderà dal 3,4% al 2,1% del PIL, mentre il saldo primario crescerà dallo 0,5% del 2024 al 2,2% nel 2028, con un avanzo pari a 54,3 miliardi di euro.

I numeri parlano chiaro – ha commentato Paolo Longobardi, presidente di Unimpresafamiglie e imprese continueranno a sostenere un carico fiscale ben superiore a quanto indicato nelle statistiche ufficiali. È indispensabile avviare un piano strutturato di riduzione delle tasse, accompagnato da un contenimento della spesa corrente e da un rilancio degli investimenti pubblici, poiché non si può costruire crescita economica se il prelievo resta così elevato e vengono penalizzati i capitoli più legati allo sviluppo”.

In questo scenario, I.S.F.O.A. – Hochschule für Sozialwissenschaften und Management, attraverso le parole del Magrifico Rettore prof. Masullo, annuncia che, attraverso il proprio Osservatorio di Analisi Economica e Sociale, monitorerà con continuità l’andamento della pressione fiscale e della finanza pubblica italiana, offrendo interpretazioni scientifiche e strumenti di lettura destinati a policy maker, imprese e cittadini.

L’Istituto, riconosciuto a livello internazionale per la qualità accademica e la competenza scientifica, si conferma un punto di riferimento autorevole nel campo delle scienze economiche, sociali e manageriali.
I suoi percorsi di laurea e master consentono di sviluppare una visione critica dei dati economici, fornendo agli studenti le competenze necessarie per analizzare, interpretare e gestire scenari complessi.

Attraverso una formazione interdisciplinare, I.S.F.O.A. forma i manager pubblici e privati del futuro, professionisti in grado di coniugare rigore analitico, capacità strategica e responsabilità sociale.
Un impegno costante nel costruire una nuova classe dirigente capace di leggere i numeri, comprenderne il significato profondo e trasformarli in decisioni di valore per il Paese.

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