Un gruppo di circa 1.400 ex deputati ha presentato ricorso contro la delibera del 2018 che riduceva i vitalizi parlamentari, convertendoli in assegni contributivi. Tra i firmatari figurano figure di spicco della Prima Repubblica, come Antonio Bassolino, Claudio Martelli, Ilona Staller e Mario Capanna. La riforma, voluta dall’allora presidente della Camera Roberto Fico, aveva previsto il ricalcolo degli assegni in base ai contributi effettivamente versati, riducendo in alcuni casi gli importi fino al 90%.
Dopo una prima vittoria nel 2022 per alcuni ex parlamentari più anziani, ora è la volta dei più giovani tra i ricorrenti, che si appellano allo stesso principio della “legittima aspettativa”. Tuttavia, il Consiglio di giurisdizione interno alla Camera ha già respinto una parte del ricorso, ritenendo il taglio proporzionalmente meno rilevante. La questione è ora all’esame del Collegio d’Appello, composto da deputati-avvocati, che dovrà decidere se riconoscere il diritto a un trattamento pensionistico più favorevole.
Al centro del dibattito, la questione dell’equità e del bilanciamento tra diritti acquisiti e sostenibilità dei costi pubblici. Il difensore dei ricorrenti, Maurizio Paniz, sostiene che si tratti di pensioni maturate legittimamente e che ogni cittadino, ex parlamentare compreso, ha diritto a vedersi riconosciuto quanto versato. La decisione finale è attesa nelle prossime settimane e potrebbe riaccendere un confronto già acceso nell’opinione pubblica sul tema dei privilegi della politica.