Un tweet al momento giusto può cambiare le sorti di Wall Street, soprattutto se a scriverlo è Donald Trump. È quanto accaduto pochi giorni fa, quando l’ex presidente ha consigliato pubblicamente di comprare titoli, poco prima di annunciare – sempre via social – una tregua sui dazi con effetti esplosivi sul mercato. Le azioni sono schizzate verso l’alto e i profitti, per alcuni, si sono moltiplicati in modo vertiginoso.
L’episodio ha subito acceso i riflettori su una possibile manipolazione o rassicurazione dei mercati, alimentando sospetti di insider trading. A guidare l’assalto democratico è Adam Schiff, che ha chiesto un’indagine formale per chiarire se il presidente – o qualcuno del suo entourage – abbia utilizzato informazioni riservate per ottenere vantaggi economici.
Mentre la Casa Bianca difende Trump parlando di “dovere istituzionale” nel tranquillizzare l’economia, molti osservatori sottolineano le tempistiche sospette e i guadagni stratosferici generati in sole 24 ore, anche per la società mediatica del tycoon stesso. Il tutto mentre cresce la pressione da parte di Wall Street, Silicon Valley e persino alcuni repubblicani per frenare le manovre unilaterali del presidente in materia economica.
La domanda resta aperta: geniale strategia o sfruttamento del potere a fini personali? In attesa di chiarimenti, il mercato ha già scelto da che parte stare: quella dei soldi.