Quando si parla di difesa e sicurezza, la Nato rappresenta un punto di riferimento per i suoi 32 Paesi membri. Ma chi paga davvero il conto? La regola generale prevede che ogni Stato contribuisca con almeno il 2% del proprio PIL, ma nella pratica non tutti rispettano l’impegno.
L’Italia sotto la soglia: chi spende di meno?
Nel 2024 l’Italia ha destinato l’1,49% del PIL alle spese Nato per la difesa, pari a circa 31,9 miliardi di euro. Un aumento rispetto all’anno precedente, ma comunque insufficiente a raggiungere l’obiettivo stabilito. E non siamo gli unici a restare indietro. Tra gli altri “ritardatari” troviamo Spagna (1,28%), Belgio (1,30%), Lussemburgo (1,29%) e Canada (1,37%). In tutto, sono otto i Paesi che ancora non raggiungono il 2% richiesto dall’Alleanza.
Chi paga di più?
Se alcuni stringono la cinghia, altri non badano a spese. La Polonia è in testa con un investimento record del 4,12% del PIL. Seguono l’Estonia (3,43%), gli Stati Uniti (3,38%) e la Grecia (3,08%). Anche la Germania ha deciso di rafforzare la propria posizione, superando per la prima volta la soglia del 2% e stanziando oltre 90 miliardi di euro nel 2024.
Gli Stati Uniti e il ruolo dei contributi
Spesso si pensa che siano gli Stati Uniti a finanziare la Nato più di tutti. In valore assoluto è vero, ma se si guarda il rapporto con il PIL, altri Paesi spendono percentualmente di più. È importante ricordare che i contributi alla Nato non sono solo economici: ogni Stato fornisce anche supporto operativo e risorse militari.
Le spese Nato per la difesa restano un tema caldo. Mentre alcuni Paesi aumentano gli investimenti, altri, come l’Italia, restano sotto la soglia del 2%. Il dibattito è aperto: bisogna spendere di più o rivedere il sistema di finanziamento dell’Alleanza?