L’Intelligenza artificiale promette di far crescere l’economia italiana, con un incremento del Pil dell’1,8% nei prossimi dieci anni. Tuttavia, questa rivoluzione tecnologica porta con sé un prezzo alto: secondo il Focus Censis Confcooperative, fino a 6 milioni di posti di lavoro potrebbero essere a rischio, mentre altri 9 milioni di lavoratori dovranno adattarsi a collaborare con l’IA.
I settori più esposti all’automatizzazione sono quelli impiegatizi, bancari e amministrativi, con un impatto maggiore sulle donne e sui lavoratori con istruzione superiore. Paradossalmente, chi ha studiato di più rischia di essere maggiormente sostituito dalle macchine.
L’Italia, però, è ancora indietro rispetto agli altri Paesi europei nell’adozione dell’IA: solo l’8,2% delle imprese la utilizza, mentre in Germania la percentuale è quasi il doppio. Questo ritardo può essere sia un freno alla crescita economica che una protezione temporanea per i lavoratori.
Nel frattempo, sempre più persone già usano strumenti di intelligenza artificiale sul posto di lavoro, soprattutto per scrivere email, documenti e report. La tendenza è chiara: il mondo del lavoro sta cambiando, e il vero nodo da sciogliere sarà come gestire questa trasformazione per non lasciare indietro milioni di lavoratori.