Dal 2025, chi ha maturato i requisiti per Quota 103 (62 anni e 41 di contributi) ma sceglie di continuare a lavorare, potrà incassare direttamente in busta paga i contributi che normalmente verrebbero versati all’Inps. Un incentivo che aumenta lo stipendio netto, grazie anche all’esenzione fiscale sulla somma ricevuta.
Tuttavia, la scelta ha un impatto sulla pensione futura: i contributi non versati non verranno conteggiati per il calcolo dell’assegno previdenziale, riducendone l’importo una volta lasciato il lavoro. Il datore di lavoro, inoltre, sarà esonerato dal versamento della quota a carico del dipendente, mentre continuerà a pagare la propria parte.
Per il settore pubblico, la normativa introduce un’altra novità: chi ha raggiunto i requisiti per la pensione anticipata potrà rimanere in servizio fino a 67 anni senza essere costretto al pensionamento a 65.
La decisione di aderire a questa misura va valutata attentamente: se da un lato offre un beneficio economico immediato, dall’altro potrebbe comportare un assegno pensionistico più basso nel lungo periodo.