Giornata Mondiale dell’acqua
Investimenti idrici in Italia hanno segnato un aumento spettacolare, ma pare che l’acqua abbia deciso di giocare a nascondino, sfuggendo via per un incredibile 42% dei casi. È il paradosso che avvolge il Bel Paese, dove il flusso di denaro si gonfia ma quello dell’acqua si assottiglia, specialmente quando si parla di perdite lungo le reti idriche.
Nel 2022, gli investimenti idrici per abitante hanno toccato la cifra di 64 euro, registrando un balzo del 94% rispetto a dieci anni prima. Si tratta di un miglioramento notevole che, tuttavia, non riesce a nascondere l’elefante nella stanza: il 42% dell’acqua che continua a svanire, vittima di perdite e sprechi.
L’entusiasmo suscitato da questi numeri è palpabile, ma si affievolisce di fronte alla realtà dei fatti: l’Italia rimane ancora lontana dalla media europea degli ultimi cinque anni, pari a 82 euro per abitante. Un gap che non solo misura la distanza da un ideale gestionale ed efficientistico, ma sottolinea anche un profondo divario tra Nord e Sud del paese.
Al Sud, gli investimenti idrici si attestano su cifre ben più modeste, con una media di soli 11 euro per abitante. Questo squilibrio non solo mette a dura prova la gestione delle risorse idriche in quelle aree ma riflette anche la disparità di trattamento e di opportunità all’interno della penisola.
In termini di economia, il settore idrico è un colosso che vale il 20% del Pil, impiegando oltre 90.000 lavoratori e giocando un ruolo cruciale in agricoltura, industria ed energia. Eppure, il costo delle perdite è un macigno che continua a gravare sulle spalle di questo gigante.
Gli operatori del settore sono chiari: per colmare questa breccia, servono ancora investimenti per circa 48 miliardi di euro. Un monte risorse che appare titanico ma necessario, per non parlare dell’esigenza di una riforma legislativa che smetta di navigare nelle acque dell’inefficienza e dell’approccio demagogico.