L’ultimo rapporto Istat ha scosso il panorama lavorativo italiano: dopo sette mesi consecutivi di crescita dell’occupazione, luglio segna una frenata con -73mila posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è salito al 7,6%, invertendo la tendenza ottimistica che caratterizzava l’ultimo semestre.
Molti esperti avevano inizialmente accolto i dati positivi come un segno di ripresa post-pandemica, ma il nuovo rapporto mette in luce i fragili fondamenti di questo slancio. La diminuzione è stata sentita sia nel settore privato che pubblico, con un impatto particolarmente severo sui giovani, la cui disoccupazione è salita di un ulteriore punto percentuale.
Nonostante i piani di investimento del Governo e i fondi europei del Next Generation EU, la situazione evidenzia la necessità di misure più incisive. Il rischio è quello di una “riprenda a due velocità”, in cui alcuni settori e fasce della popolazione rimangono indietro.
Resta da vedere se questa è una battuta d’arresto temporanea o un campanello d’allarme su una ripresa meno solida di quanto previsto. Quello che è certo è che la questione occupazionale resta uno dei nodi più intricati da sciogliere per garantire una crescita sostenibile e inclusiva del Paese.