Una scoperta di grande rilievo scientifico riporta la Valtellina indietro di oltre 200 milioni di anni. Nel Parco nazionale dello Stelvio sono state individuate migliaia di impronte fossili di dinosauri, conservate su estese superfici rocciose oggi inclinate e difficilmente accessibili. Le tracce risalgono al Triassico Superiore e rappresentano una delle più importanti testimonianze paleontologiche mai emerse in ambiente alpino.
Le impronte, alcune delle quali mostrano con chiarezza dita e artigli, si distribuiscono lungo piste continue che si estendono per centinaia di metri. La disposizione parallela suggerisce il passaggio di branchi in movimento coordinato, offrendo indicazioni preziose sul comportamento di grandi dinosauri erbivori che abitavano la zona in un’epoca in cui il paesaggio era completamente diverso dall’attuale. Allora, infatti, l’area si trovava in prossimità dell’Oceano della Tetide ed era caratterizzata da un clima caldo e da vaste pianure costiere.
Secondo i primi studi, le orme sarebbero attribuibili a dinosauri prosauropodi, animali di grandi dimensioni, dal collo allungato e dalla struttura robusta, considerati gli antenati dei più noti sauropodi del Giurassico. Esemplari simili sono stati documentati anche in altre zone d’Europa, ma il sito dello Stelvio si distingue per estensione, quantità di impronte e stato di conservazione.
Il ritrovamento è avvenuto in modo fortuito, grazie all’osservazione attenta di un escursionista che ha segnalato le tracce agli studiosi. Data la complessità del terreno, le ricerche proseguiranno con l’ausilio di droni e strumenti di telerilevamento, aprendo una nuova fase di studio destinata a durare anni.
La scoperta aggiunge un tassello fondamentale alla conoscenza dei dinosauri in Italia e conferma il valore scientifico delle Alpi come archivio naturale della storia della Terra.

