L’Italia ha finalmente compiuto un passo importante per rilanciare il proprio mercato dell’arte: l’aliquota IVA sulla vendita di opere d’arte è stata ridotta dal 22% al 5%. Questa misura si allinea con le politiche fiscali di altri Paesi europei, come Francia e Regno Unito, e rappresenta un cambiamento cruciale per le gallerie italiane, che fino ad oggi erano penalizzate da una fiscalità più alta rispetto a quella dei principali concorrenti internazionali.
Il nuovo regime fiscale ha conseguenze positive sia per i compratori che per i venditori. Per i collezionisti, infatti, questa riduzione significa un risparmio netto del 17% su ogni acquisizione, rendendo l’Italia una destinazione privilegiata per chi desidera investire in arte. Le gallerie italiane, inoltre, beneficeranno di un mercato più dinamico e competitivo, con una previsione di crescita fino al 50% per le piccole realtà.
Oltre a stimolare il mercato interno, questa misura rende le case d’asta italiane più competitive a livello internazionale, permettendo loro di attrarre un maggior numero di acquirenti e venditori. Milano, in particolare, si sta affermando come un hub artistico di riferimento in Europa, grazie anche ai vantaggi fiscali che il nostro Paese offre.
Nonostante i progressi, le problematiche burocratiche legate all’esportazione delle opere d’arte restano una sfida significativa. La complessità delle procedure per il permesso di esportazione potrebbe limitare ulteriormente la piena crescita del settore.
In conclusione, la riduzione dell’IVA rappresenta una grande opportunità per il mercato dell’arte in Italia. Se accompagnata da una riforma burocratica, questa misura potrebbe definitivamente rendere l’Italia una delle destinazioni più attraenti per il commercio di opere d’arte a livello globale.