Nel caso del delitto di Chiara Poggi, si riaccendono i riflettori sull’impronta 33, ovvero il campione d’intonaco contenente la presunta traccia del palmo di Andrea Sempio. Contrariamente a quanto si era ipotizzato in passato, il reperto potrebbe non essere stato distrutto: nei verbali dell’inchiesta non c’è alcuna indicazione di smaltimento. Anzi, un documento del 2007 conferma che lo stato di conservazione era buono e che si ipotizzava il mantenimento di parte del campione.
La Procura di Pavia, dunque, spera ancora di poterlo recuperare per sottoporlo a nuove analisi scientifiche. Le tecnologie moderne, oggi molto più avanzate rispetto a quelle dell’epoca, potrebbero rilevare la presenza di materiale biologico appartenente a Chiara Poggi o all’autore del delitto.
In parallelo, è previsto un incidente probatorio il prossimo 17 giugno a Milano, durante il quale saranno analizzati i profili genetici estrapolati dalle unghie della vittima. Se il campione non dovesse essere rintracciato, la Procura ricorrerà a un “piano B”: la raccolta della documentazione completa e l’audizione di chi effettuò le perizie all’epoca.
Una svolta nel caso non è esclusa. L’impronta 33 potrebbe rappresentare un tassello fondamentale per fare chiarezza su uno dei delitti più controversi degli ultimi vent’anni.