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mercoledì, 10 Dicembre 2025

Montaggio di dolore a Napoli dopo la sentenza per la fabbrica dei fuochi

La tensione è esplosa nel tribunale di Napoli al momento della lettura della sentenza sullo scoppio della fabbrica abusiva di fuochi d’artificio di Ercolano, tragedia in cui persero la vita le gemelle Sara e Aurora Esposito e il giovane Samuel Tafciu. Le condanne — 17 anni e mezzo ai datori di lavoro e 4 anni al fornitore della polvere pirica — hanno scatenato la reazione furiosa dei familiari delle vittime, convinti che pene simili non rispecchino la gravità dell’accaduto.

L’aula si è trasformata in un tumulto di urla, sedie spostate e tentativi di scontro fisico, arginati solo dall’intervento delle forze dell’ordine. Il dolore, da mesi sospeso tra indagini e udienze, è esploso in tutta la sua forza. «Diciassette anni per tre morti non è giustizia», hanno gridato, denunciando notti insonni, terapie e un vuoto che nulla può colmare.

Tra le voci più provate quella del padre di Samuel, Kadri Tafciu, convinto che la legge non abbia garantito equilibrio né equità. Secondo lui, quanto accaduto in aula dopo la sentenza non è altro che la conseguenza di un dolore che non trova risposta.

La giustizia ha parlato, ma per molti il suo verdetto resta amaro. In una città che conosce bene il peso delle tragedie, la ferita di Ercolano continua a bruciare, e il sentimento prevalente è che questa vicenda sia tutt’altro che conclusa.

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