Un altro colpo al cuore della cultura transalpina. Dopo i furti al Louvre, il patrimonio francese è di nuovo a rischio: questa volta a finire nel mirino è stato il Museo di Storia Naturale di Parigi, dove lo scorso settembre sono sparite alcune pepite d’oro dal valore di circa un milione e mezzo di euro.
Le indagini, condotte dalla procura di Parigi, hanno portato all’arresto di una cittadina cinese fermata in Spagna e poi consegnata alle autorità francesi. Secondo gli inquirenti, la donna avrebbe lasciato la Francia subito dopo il furto, approfittando del fatto che il sistema d’allarme del museo era fuori uso da settimane a causa di un attacco informatico.
Il colpo, scoperto da una dipendente delle pulizie, ha messo in evidenza quanto vulnerabile sia diventato il patrimonio francese a rischio: i ladri hanno agito con precisione chirurgica, portando via campioni di oro nativo, una lega preziosa di oro e argento dal valore scientifico inestimabile.
Dal museo fanno sapere che il danno non è solo economico. Quelle pepite rappresentavano secoli di storia geologica, una parte unica della collezione nazionale. “Non si tratta di metallo, ma di conoscenza”, ha commentato una fonte interna.
L’arresto della sospettata potrebbe ora aprire la strada a nuovi sviluppi, ma il caso solleva domande urgenti sulla sicurezza dei grandi musei francesi, sempre più esposti a furti, cyberattacchi e disattenzioni.
Il patrimonio francese a rischio non è più una metafora, ma una realtà preoccupante: tra gioielli, opere e reperti, la cultura sembra essere diventata un bersaglio tanto redditizio quanto indifeso.