In Italia, nei primi otto mesi del 2025, si contano 681 morti sul lavoro. Di queste, 493 sono avvenute durante l’attività lavorativa e 188 in itinere, ossia nel tragitto casa-lavoro. Le regioni più colpite restano Lombardia, Veneto, Campania e Sicilia, con i cantieri edili in testa tra i settori più pericolosi, seguiti da manifattura, trasporti e commercio.
I dati rivelano un fenomeno che colpisce in particolare i lavoratori over 65 e gli stranieri, esposti a un rischio mortale più che doppio rispetto agli italiani. Le donne non sono escluse: 58 le vittime dall’inizio dell’anno. Preoccupante anche la distribuzione settimanale: il lunedì si conferma il giorno più a rischio, seguito da venerdì e giovedì.
Alcune aree del Paese, come Basilicata, Umbria, Campania, Sicilia e Calabria, finiscono in “zona rossa” per l’elevata incidenza degli incidenti. Eppure, nonostante la gravità della situazione, il numero complessivo delle denunce di infortunio risulta in lieve calo rispetto al 2024.
Il quadro è chiaro: la stabilità dei numeri non è un segnale positivo, ma l’ennesima conferma che la sicurezza continua a essere sottovalutata. Finché la prevenzione resterà un costo e non un investimento, l’Italia sarà costretta a fare i conti con un bilancio che non dovrebbe esistere.