La Corte di Cassazione ha stabilito che il tempo impiegato da una vittima per manifestare dissenso in un contesto di abuso sessuale non è determinante per escludere la violenza. La decisione arriva dopo l’annullamento dell’assoluzione di un ex sindacalista accusato di abusi su una hostess all’aeroporto di Malpensa. I precedenti gradi di giudizio avevano ritenuto che la donna, rimasta inerte per circa 30 secondi, avrebbe avuto la possibilità di sottrarsi.
La Suprema Corte ha ritenuto questa interpretazione giurisprudenzialmente errata, chiarendo che la sorpresa, il disorientamento e il blocco emotivo – scientificamente riconosciuti come “freezing” – possono impedire una reazione immediata. Non esiste un modello unico di vittima, né di reazione.
Il nuovo processo d’appello dovrà ora tenere conto di questi principi, ribadendo che la violenza sessuale può concretizzarsi anche senza l’uso di forza fisica prolungata, se il contesto esclude il consenso e se l’azione è repentina e insidiosa. La Cassazione sottolinea l’importanza del consenso esplicito e invita la magistratura a valutare ogni caso senza schemi predefiniti.