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mercoledì, 21 Maggio 2025

Tragedia a Milano, Chamila uccisa con un gesto inquietante: indagini su un possibile rituale

Il corpo di Chamila Wijesuriya, barista dell’hotel Berna di Milano, è stato ritrovato al Parco Nord con segni evidenti di strangolamento e foglie in bocca. L’autopsia ha confermato che la donna è morta per soffocamento e che le ferite da taglio presenti sul corpo sarebbero state inflitte dopo il decesso. Gli inquirenti stanno valutando la possibilità che il gesto abbia avuto una connotazione rituale, visti i precedenti dell’uomo accusato dell’omicidio: Emanuele De Maria, già condannato per femminicidio nel 2016 e in regime di semilibertà.

L’uomo, ritenuto fino a poco tempo fa un detenuto equilibrato e ben integrato nel lavoro esterno, si sarebbe tolto la vita dopo l’omicidio. Le indagini si concentrano ora sulle sue relazioni con la vittima, che aveva già segnalato comportamenti minacciosi e richieste di denaro. Emergono dettagli inquietanti: Chamila temeva per la propria vita, ma pare che i segnali lanciati non siano stati raccolti né dai datori di lavoro né dalle figure incaricate del percorso rieducativo di De Maria.

Si allarga così il campo dell’inchiesta, che non si limita alla dinamica del delitto, ma chiama in causa anche eventuali responsabilità istituzionali e carenze nel monitoraggio del percorso carcerario. Una vicenda che riporta al centro dell’attenzione pubblica la necessità di controlli più severi sui permessi e di una maggiore protezione per le vittime di violenza, soprattutto quando i segnali di pericolo sono già noti.

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