Una vacanza in paradiso trasformata in tragedia. Gianluca Di Gioia, italiano di 48 anni, è stato ucciso da uno squalo a Marsa Alam mentre faceva snorkeling in quella che doveva essere una zona sicura. A raccontare il dramma è la moglie, Laurence, che rompe il silenzio per difendere la memoria del marito.
“Non ha fatto nulla di imprudente, eravamo nell’area segnalata come sicura”, spiega la donna, smentendo ogni ipotesi di leggerezza. Ma le sue parole puntano il dito contro la gestione della sicurezza e l’assenza di soccorsi rapidi. “Quando ho visto lo squalo arrivare, ho urlato, ma in pochi secondi Gianluca è stato attaccato. Nessuno è intervenuto subito, il bagnino si limitava a fischiare, mentre i gommoni restavano inutilizzabili perché non si trovavano le chiavi”.
Un ritardo nei soccorsi che, secondo la famiglia, ha avuto conseguenze fatali. “Se fossero intervenuti subito, forse sarebbe ancora vivo“, dice la madre di Gianluca, sottolineando la drammatica lentezza nelle operazioni di salvataggio.
La tragedia solleva interrogativi sulla sicurezza nelle acque del Mar Rosso, una meta amata dai turisti ma dove gli attacchi di squali, seppur rari, non sono del tutto imprevedibili. Resta il dolore di una famiglia che chiede risposte e che denuncia una vacanza trasformata in un incubo.