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martedì, 15 Aprile 2025

Uccisa dal marito, ora la sua famiglia deve pagare le tasse sul risarcimento inesistente

Una vicenda paradossale quella che vede protagonista la famiglia di Giulia Galiotto, uccisa brutalmente dal marito Marco Manzini nel 2009. A distanza di anni, i genitori e la sorella della vittima si trovano a fronteggiare una situazione surreale: lo Stato ha inviato loro cartelle esattoriali per le tasse su un risarcimento che non hanno mai ricevuto.

Una giustizia che lascia l’amaro in bocca

Condannato a 19 anni e 4 mesi, Manzini ha lasciato il carcere nel 2022 in regime di semilibertà e nel luglio 2024 ha terminato la sua pena. Il tribunale aveva stabilito per la famiglia Galiotto un risarcimento di 1,2 milioni di euro, ma i soldi non sono mai arrivati. L’unico tentativo di “pagare” da parte dell’assassino? 50 euro al mese, rifiutati sdegnosamente dai parenti di Giulia.

Il paradosso fiscale

Oggi, oltre al dolore, la famiglia deve affrontare anche la burocrazia: lo Stato chiede loro il pagamento delle tasse su quel risarcimento inesistente. Cartelle esattoriali da 6.000 euro l’una sono state recapitate a padre, madre e sorella della vittima.

La vera violenza è anche nelle istituzioni“, denuncia Giovanna Ferrari, madre di Giulia. “Siamo fortunati a poterci difendere, ma molte famiglie rinunciano alla giustizia per paura di trovarsi in situazioni simili“.

L’omicidio e la beffa finale

Giulia fu uccisa con nove colpi di pietra alla testa, poi gettata nel Secchia per simulare un suicidio. Manzini, dopo aver finto preoccupazione, fu incastrato e condannato. Ma mentre lui oggi è un uomo libero, i parenti della vittima devono ancora pagare un prezzo altissimo. Giustizia? No, solo l’ennesima beffa.

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