A Monfalcone, cinque studentesse di fede islamica che indossano il niqab vengono identificate ogni mattina in una stanza riservata prima di accedere alle lezioni all’Istituto Sandro Pertini. La prassi, adottata per facilitare il lavoro dei docenti, permette di verificare l’identità delle alunne sollevando il velo prima dell’ingresso in aula.
La scuola ha anche introdotto alcune modifiche per consentire alle ragazze di partecipare alle lezioni di educazione fisica senza violare le loro convinzioni religiose. Le studentesse indossano abiti alternativi rispetto a quelli tradizionalmente usati nelle attività sportive e, in alcuni casi, sono esentate dalla corsa. Un’insegnante ha proposto il badminton come alternativa.
Secondo la dirigente scolastica Carmela Piraino, l’obiettivo è garantire il diritto allo studio e prevenire l’abbandono scolastico: “L’istituzione raggiunge il suo scopo quando l’allievo completa il percorso di studi”. Una delle ragazze ha raccontato la sua esperienza, spiegando di aver scelto autonomamente di indossare il niqab e di non aver mai avuto problemi con i compagni di classe. Tuttavia, alcune difficoltà emergono nei tirocini, dove l’identificazione è obbligatoria.
La vicenda si inserisce in un dibattito più ampio sull’uso del velo nei luoghi pubblici. Di recente, la Lega ha proposto una legge per vietare il niqab negli spazi aperti al pubblico, comprese le scuole. In altre regioni italiane, episodi simili non sono stati segnalati, ma il tema dell’integrazione scolastica continua a essere centrale.