Dal 2014, oltre 30mila migranti hanno perso la vita nel Mediterraneo, una tragedia che continua a ripetersi senza sosta. Solo nel 2024, si contano già 1.452 vittime, con proiezioni che potrebbero portare il bilancio a sfiorare i 2.000 entro la fine dell’anno. Il 3 ottobre, in occasione della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, si ricorda il naufragio di Lampedusa del 2013, dove morirono 368 persone, un evento che ha segnato una delle pagine più buie nella storia delle migrazioni.
I dati forniti dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) e dalla Fondazione ISMU ETS mostrano che i tre anni più tragici per le vittime migranti sono stati il 2014, il 2015 e il 2016. Dopo un periodo di lieve calo, la situazione è tornata a peggiorare, con il 2023 che ha registrato oltre 3mila morti.
La rotta del Mediterraneo Centrale, tra la Libia e l’Italia, è la più pericolosa per i migranti, con numerosi naufragi documentati. Tra i più tragici, quello del 2015, con oltre mille vittime, e il più recente di giugno 2024, che ha visto 66 morti, tra cui 27 minorenni.
I minori sono tra le categorie più colpite: oltre 1.214 bambini sono morti o dispersi dal 2014, con numeri che potrebbero essere molto più alti. Anche le donne rappresentano una parte significativa delle vittime, con una percentuale in crescita negli ultimi anni.
Nonostante le misure di sensibilizzazione, il bilancio delle vittime continua a crescere, mentre il Mediterraneo rimane un mare di speranza per molti e di tragedia per troppi.