Nella città di Nairobi viene accolto da un milione di persone, Papa Francesco, per la sua prima visita nel Continente africano. Alcuni fedeli gli rendono omaggio accogliendolo a piedi nudi nel fango. Sotto la pioggia, tra le pozzanghere, in migliaia per assistere alla messa del pontefice. Come prima tappa, nella sua undicesima trasferta internazionale, ha scelto il Kenya. Nel suo discorso di benvenuto, Francesco ha citato il terrorismo fondamentalista, che in Kenya ha provocato negli ultimi tre anni centinaia di vittime innocenti. «L’esperienza dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione» ha detto il Papa di fronte al presidente Uhruru Kenyatta. Il suo è un messaggio di solidarietà e speranza ma soprattutto di pace. La guerra non deve essere utilizzata come strumento di risoluzione ai contrasti e conflitti politico-economico. E la fede non deve essere oggetto di discordia e morte bensì deve aprire al dialogo, deve essere punto d’incontro per le diversità. Punto di unione e congiunzione, non di disgregazione. E spiega che il dialogo tra le fedi è una necessità per il bene comune, non un lusso. Il nome di Dio non deve mai essere usato per giustificare l’odio e la violenza. Francesco ha concluso il suo primo discorso africano, invitando la classe dirigente a mostrare preoccupazione e attenzione per i bisogni dei poveri, per le aspirazioni e ambizioni dei giovani e per una sana e giusta gestione delle risorse umane e naturali. La visita del Papa ha ricordato alla popolazione africana, che non sono soli. Il viaggio si concluderà il 30 Novembre.
Elena D’Ettorre