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Rome
mercoledì, 16 Aprile 2025

La violenza è il rifugio degli incapaci.

Il comportamento di ogni società è il riflesso dell’educazione impartita. E’ il riflesso dell’incapacità di andare oltre primitivi tabù. Di sovvertire arcaiche visioni legate a schemi canonici e classicisti. E’ il riflesso di errati messaggi etici e morali che influenzano le persone. La nostra è una società sostanzialmente maschilista che tende a non oltrepassare la vecchia spessa linea che separa gli uomini dalle donne, che tende a giustificare un comportamento disumano come il femminicidio, le violenze e abusi sulle donne, i maltrattamenti domestici, la sottomissione, la divisione dei ruoli in base al sesso. La nostra è una società che non si è mai spontaneamente evoluta ma i piccoli passi di civilizzazione ce li hanno sempre dovuti imporre. Secoli e anni di lotte, rivoluzioni e proteste. Secoli e anni di perdita di vite umana affinché potessimo liberarci dalla gabbia dell’ignoranza, dalle catene dell’inciviltà, dalla convinzione del pregiudizio giusto e necessario. Eppure, ancora oggi nella quotidianità odiamo frasi o parole che mostrano tracce d’inciviltà o meglio, di non totalmente superato. Di una mancata presa di coscienza. All’accettazione di un ospedale pediatrico di Columbus, in Ohio, un infermiere si rivolge ad una bimba di quattro anni colpita violentemente sul volto da un compagno di scuola, dicendole “Scommetto che gli piaci”. Quattro parole che aprono ad una visione dei rapporti interpersonali del tutto distorta. Quattro parole che giustificano l’azione violenta confondendola con un gesto di affetto. Ma come può una violenza fisica essere un atto di amore? Violenza è la tendenza abituale a usare la forza fisica in modo brutale o irrazionale, facendo anche ricorso a mezzi di offesa. Violenza è imporre la propria volontà e costringere alla sottomissione. E’ un modo incontrollato di sfogare i propri moti istintivi e passionali. Dov’è l’amore? Il bene? Il piacere? Impariamo prima di insegnare. La violenza non è amore.

E. D’E. 

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